martedì 26 aprile 2011

Emanuele Luzzati "Graffi sbagli ritagli"



Con Luzzati ho avuto un rapporto conflittuale fino a tutti gli anni '90. Pensavo si trattasse semplicemente di stizza, che spesso si prova nei confronti di geniali touche-à-tout ... Ma, ho scoperto, il motivo era un altro: non avevo, non mi davo, la possibilità di penetrare il suo mondo; apprezzare un artista come Luzzati, se ci si prende troppo sul serio, è impossibile.
E' stata dunque una scoperta recente, quando qualcosa in me è cambiato: mi sono scoperto un lato 'ludico', il gusto per la fiaba, il racconto, lo sberleffo, scoprendo la miglior qualità letteraria in un genere considerato minore, Trilussa, Capuana, i nonsense del Signor Bonaventura, la straordinaria leggerezza narrativa di Calvino ...
Con simile bagaglio, il mondo fantastico di Luzzati ti si spalanca davanti rivelando, come la grotta di Alì Babà, tesori nascosti.
Un "Apriti Sesamo" l'ho trovato l'altro giorno in Fnac: "Graffi sbagli ritagli", a cura di Cristina Taverna, Edizioni Nuages, che raccoglie acqueforti e acquetinte a partire dal 1982 sino al 2003 (io l'ho preso col 20% di sconto, consiglio gli interessati di affrettarsi perché sono poche copie capitate lì probabilmente per caso, il libro data del 2003): un Luzzati assai singolare, sorta di demonietto che scandaglia gli abissi del proprio sterminato oceano creativo, compiendovi audaci esperimenti. In un passo della presentazione appare Picasso, che Luzzati conobbe fortunosamente a Vallauris, dove il grande vecchio s'era ritirato ... e il paragone si fà spontaneo: in Luzzati, come in Picasso, c'era tutto (se il primo non si dedicò alla pittura da cavalletto fu solo a causa d'un percorso creativo e professionale che lo portò altrove). E tutto in questo album si ritrova: Pinocchio, Pulcinella, i personaggi delle fiabe, Re Regine Maghi, il mondo ebraico affettuosamente pacato e quello del Boccaccio maliziosamente vivace; e un grafismo particolare, forse più sorvegliato, più netto di quello che troviamo nei pastelli o nei gessetti, come se l'artista facesse, dei contorni rigidi dello zinco, una sorta di contenitore per i suoi scoppiettanti fuochi d'artificio: ecco quindi il segno più preciso, le ombre dense e quasi tridimensionali, persino il collage in sagoma entro i limiti del tratteggiato, tutto ciò beninteso senza diminuirne la forza espressiva; così, se il Luzzati scengrafo mi lascia ancora perplesso, l'illustratore, nel suoi molteplici aspetti, mi ha definitivamente conquistato !

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